Da quando sono piccola, in famiglia, i disturbi d’ansia e depressione sono stati un argomento di cui si è sempre parlato, in quanto ben presenti.
E’ solo da poco però, una volta diventata più adulta e soprattutto dopo averne sofferto io stessa, che mi sono resa davvero conto di cosa succedeva.
Ho imparato quindi a riconoscerne i segnali e ad intuire quali fossero i pensieri che passavano per la testa in quel periodo. Ho tentato di capire quale fosse la cosa giusta da dire. O a non dire proprio nulla, che a volte è meglio.
Mi sveglio, sto sorseggiando il tè. Sono le 10 e mezza e ancora dorme, non succede mai…è Dicembre: l’inverno, le piogge e il buio presto stanno arrivando, con loro la sua depressione. Ormai me ne accorgo subito.
Dorme a lungo, perché alzarsi diventa faticoso. Infine stare a letto diventa insopportabile.
Niente fette di pane con una tazza di caffè d’orzo stamattina. La fame non si farà sentire per un po’.
Al lavoro non ha voglia di andare, ma deve perché sa che avere la mente occupata aiuterà a distrarsi.
Nel pomeriggio migliora, la sera torna la serenità.
Alla sveglia del giorno dopo, si ricomincia da capo.
Quanto durerà stavolta? Una settimana? Un mese? Dipende.
Io ascolto.
Mi comporto normalmente, ma non sminuisco mai il problema. Niente “massì, c’è di peggio, va tutto bene alla fine no? Qual’è il problema vero??”
Non c’è quasi mai, è un peso sullo sterno che ci appesantisce, ci rende difficile respirare, di colpo non esistono più certezze nella vita, ogni cosa viene messa in dubbio, si tendono a voler fare scelte importanti di cui sicuramente ci si pentirà.
Io continuo ad ascoltare, le idee folli glielo dico, lascia stare… aspetta che passi e vediamo se sarai ancora di questa idea dopo. Non prendere decisioni importanti in questo periodo, perché non è saggio..
A te che stai leggendo dico di non parlare di te stesso, non ci pensare nemmeno a cominciare la frase con “ma sai che anche io…”, non trattarla/o come una vittima. Non sminuire il problema, è un problema che non è visibile, ma è ben presente.
Simona Vinci, in “Parla, mia paura” , un piccolo libro in cui racconta della sua esperienza, riguardo i volontari del consultorio scrive:
“Per questo, anche, qualsiasi attività che sia svolta senza scopo di lucro e per puro spirito di condivisione è un dono prezioso di sé che si fa alla collettività. E’ un ideale altissimo, forse impossibile, e poi non è un obbligo, e nemmeno tutti saremmo capaci di farlo, ma benedetti siano coloro che ascoltano, che sono capaci di accogliere le parole degli altri, tutti quelli che sanno fare un passo indietro, tapparsi la bocca, non dare consigli, non giudicare, ma ascoltare davvero. E’ difficilissimo. E’ essenziale. Nessuno di noi può esserci in ogni istante per chiunque ne abbia bisogno, ma al tempo stesso ciascuno di noi può, con ciò che fa, qualunque cosa sia, essere d’aiuto a qualcun altro.”
E’ un libro che io ho divorato in un giorno, è molto breve, ma intenso e descrive appieno quello che passa per la testa di chi sta passando un periodo buio, di chi soffre di depressione. Lo consiglio caldamente a chi soprattutto non sa nulla a riguardo, a chi non ha mai avuto a che fare con qualcuno che ne soffre o a chi non ne ha mai sofferto.
Lo consiglio a voi, che purtroppo non lo fate apposta, ma non sapete mai cosa dire e finite per dire la cosa meno adatta, perché vi auguro di comportavi meglio di alcune delle persone con cui ho dovuto avere a che fare io.
L’unico consiglio importante che mi sento di dare è quello di essere presenti. Di ascoltare, non voler risolvere la questione con consigli non richiesti, perché non ne sarete in grado. Non sminuire il problema, perché è avvilente. Consigliare di parlarne con qualcuno competente è sempre una buona idea, uscirne da soli infatti non è sempre fattibile.
Chiedi come sta, come va l’umore, rassicuralo che se ha bisogno, tu per ascoltarlo ci sei.
Non serve altro.